Tante volte abbiamo sentito l’espressione “inventarsi un lavoro“, specialmente quando si parla di giovani e di professioni nuove o creative, ma cosa significa a livello pratico? Quante persone conoscono, realmente, tutti i passaggi necessari per mettersi in proprio ed avviare un’attività, cominciando dall’apertura della Partita IVA?
È per questo che, oggi, abbiamo deciso di trattare l’argomento, per chiarire nel dettaglio cosa vuol dire inventarsi un lavoro e quali sono le responsabilità che ne derivano. Vedremo, infatti, come si apre una Partita IVA per intraprendere un’attività da freelancer e quali spese bisogna affrontare nelle varie fasi.
Cosa vuol dire “inventarsi un lavoro”?
A chi non è mai capitato di pensare: “mi servirebbe un’idea originale per riuscire a guadagnare”?
Talvolta trovare lavoro è difficile e una buona idea può fare la differenza tra ottenere o meno un reddito mensile.
Non a caso, negli ultimi anni, molti giovani hanno provato a mettere in piedi un’attività innovativa o a trasformare una semplice passione in un lavoro vero e proprio per sfuggire ad un futuro incerto. Pensiamo, ad esempio, agli appassionati di scrittura che hanno deciso di intraprendere una carriera da blogger o copywriter, oppure agli artisti che hanno aperto uno studio di tatuaggi o una scuola di musica. O, ancora, alle persone amanti del mondo beauty che sono diventate influencer o make-up artist. O, perché no, entrambe le cose!
Pensare un’attività, però, non significa trovare tutto già pronto. Per riuscire a coronare i propri sogni, infatti, non basta avere un’idea vincente, ma bisogna anche impegnarsi a svolgere tutto ciò che occorre per iniziare. A partire dalle incombenze burocratiche, come la richiesta di permessi (obbligatori per gli esercizi pubblici), o dalla propria formazione. Per arrivare agli adempimenti di carattere fiscale e previdenziale, spesso ritenuti insormontabili!
Come diventare freelancer?
Diventare freelancer è una scelta difficile, ma che regala grandi soddisfazioni. E, al momento, è il modo migliore per inventarsi un lavoro ed avviare un’attività professionale, commerciale o artigianale. Quali sono i settori più consigliati? Certamente il mondo dell’informatica, della comunicazione e del marketing digitale, che oggi offre grandi opportunità di crescita e guadagno. Figure come il social media manager o lo sviluppatore di app e software sono ricercate in Italia e nel mondo. E, nella maggior parte dei casi, preferiscono lavorare in proprio.
Il motivo? Innanzitutto, per poter prestare consulenza a più ditte contemporaneamente, svincolandosi da qualsiasi limite territoriale. In altre parole, un webmaster freelance può collaborare con un grande brand italiano e, allo stesso tempo, offrire servizi ad imprese con sede all’estero. A ciò si aggiunge un altro interessante vantaggio derivante dall’inventarsi un lavoro: la possibilità di rinunciare ad uno studio o ad una postazione fissa, eliminando così ulteriori costi (affitto dei locali, arredi, ecc.). Difatti, un freelancer può lavorare anche da casa, in biblioteca o da uno spazio di coworking, utilizzando il suo laptop ed una semplice connessione ad Internet!
Lavorare in proprio: quando serve la Partita IVA?
Inventarsi un lavoro presuppone che, prima o poi, dovrai aprire la Partita IVA. Puoi rimandare, per qualche tempo, questo importante passaggio, ma ad un certo punto sarai costretto a prendere la decisione definitiva: diventare un professionista, un artigiano o un imprenditore, oppure rimanere ad un livello “amatoriale”.
Tante volte, infatti, leggiamo che è possibile lavorare o, addirittura, “emettere fattura senza Partita IVA”.
Dal canto nostro, però, vogliamo smentire queste false informazioni: la prestazione occasionale non è un’alternativa alla Partita IVA. Semmai, è uno strumento utile per fare esperienza, confrontarsi con le prime collaborazioni (oltre che con i primi clienti) e regolarizzare i compensi rilasciando una ricevuta (non fiscale).
Difatti, come più volte abbiamo spiegato, il lavoro autonomo occasionale non è compatibile con un’attività svolta regolarmente, ovvero con abitualità. Inoltre, secondo la legislazione vigente, ad alcune figure (come, ad esempio, i medici, ma anche al parrucchiere o all’estetista) non è concesso di lavorare autonomamente senza Partita IVA.
Dunque, per chiunque desideri inventarsi un lavoro, trasformarlo in un’attività remunerativa e dare un’impronta professionale ai propri servizi, l’apertura della Partita IVA non può considerarsi un optional!
“Voglio essere indipendente” vs “Non riesco a trovare lavoro”
La scelta di inventarsi un lavoro può derivare da motivi assai diversi: alcuni più validi, mentre altri meno.
C’è chi desidera creare qualcosa di personale – sia esso uno studio, un laboratorio o un esercizio commerciale – per mettere a frutto le proprie abilità: dal talento artistico a delle ottime doti culinarie. C’è, invece, chi ambisce a costruirsi un futuro fatto di certezze, avviando un business redditizio e conquistando un ruolo di successo, magari al termine di un lungo percorso di studio e formazione, con inclusi esami universitari e di abilitazione.
L’atteggiamento da evitare, però, è quello di chi prova ad inventarsi un lavoro soltanto perché… non riesce a trovare di meglio. In casi del genere, se manca l’idea vincente o se non si ha voglia di impegnarsi fino all’ultimo, le probabilità di “farcela” calano drasticamente. Del resto, per essere un freelancer di successo, bisognerebbe avere, tra i propri ideali, quelli dell’indipendenza, del miglioramento costante e del piacere di far felice la clientela!
Lavorare freelance: tassazione e contributi
Per inventarsi un lavoro è necessario pensare anche agli aspetti meno “creativi”, come quelli legati alla fiscalità e alla contribuzione. Aprendo Partita IVA, avrai la responsabilità di provvedere alla presentazione della dichiarazione dei redditi, al pagamento delle imposte ed al versamento dei contributi previdenziali.
Se ciò ti spaventa, fermati un attimo e prova ad elencare gli oneri di una Partita IVA: dai costi di apertura e gestione, al peso delle tasse e di tutte le altre spese, compreso l’onorario del commercialista. Ebbene, tutte queste voci, se sommate insieme, danno luogo ad una cifra che, in realtà, è molto più bassa di quella che pensi!
Non ci credi?
E se ti dicessimo che basta scegliere con attenzione il proprio regime fiscale, per pagare solo un’imposta del 15% (e non su tutto ciò che fatturi, bensì su una parte che generalmente varia dal 67% al 78%) o addirittura del 5%?
Se possiedi i requisiti per accedere al regime forfettario, nonché al cosiddetto “regime forfettario start-up”, la tassazione partirà dal 5% per i primi cinque anni di attività, per approdare al 15% dal sesto anno. Se rientri solo nella categoria iniziale, invece, le tasse ammonteranno da subito al 15%. L’aliquota standard, comunque, resta tra le più basse a livello europeo. Inoltre, calcolando l’importo in proporzione al reddito, se fatturi zero paghi zero!
Per fare una previsione dei contributi, invece, bisogna prima valutare il proprio inquadramento e conoscere la Cassa Previdenziale di riferimento. Infatti, sia le aliquote che le regole per il calcolo dei versamenti cambiano a seconda che ci si debba iscrivere alla Gestione Artigiani e Commercianti, alla Gestione Separata INPS o ad uno dei vari Enti di Previdenza ed Assistenza riservati alle cosiddette “professioni ordinistiche”.
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Inventarsi un lavoro potrebbe essere il giusto passo da compiere oggi per il tuo futuro, approfittando delle opportunità per risparmiare sulle tasse e, in generale, sulle spese. Cosa manca per cominciare? Manca il giusto alleato per avviare e gestire al meglio la tua attività: ti manca Fiscozen! Il consulente online per la tua Partita IVA, che ti permette di avere sempre tutto a portata di mano: fatturazione, F24, contributi e dichiarazione dei redditi.
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